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Rassegna Stampa

Nafop e i lettori di Plus24: La 23enne neo lavoratrice e la difficile decisione su Tfr e previdenza

A mia figlia di 23 anni, è stato proposto un contratto a tempo indeterminato con inquadramento al sesto livello del contratto commercio e terziario – Confcommercio. All’atto della firma le è stato consigliato di lasciare il Tfr in azienda, suggerimento che lei ha accettato. Premetto che fino ad ora ha lavorato con partita Iva regime forfettario ed ha già aderito al fondo aperto Seconda Pensione di Amundi un paio di anni fa e versa regolarmente mensilmente una cifra di 125 euro. A questo proposito chiedo: secondo la vostra esperienza è meglio lasciare il Tfr in azienda o destinarlo al fondo negoziale di categoria spostando anche quanto accumulato in questi due anni sul fondo Amundi? La decisione di lasciare il Tfr in azienda può essere revocata o modificata? Il contratto indica il fondo Fon.te. come destinazione alternativa del Tfr. È l’unica alternativa possibile? Che opinione avete del fondo?

Risponde Paola Ferrari – consulente finanziario autonomo associato Nafop

Cominciamo con il dire che spiace, anche se non stupisce, che il consiglio dell’azienda sia di evitare di versare il Tfr alla previdenza complementare. Come ben saprà il futuro previdenziale dei giovani (e anche dei meno giovani che appartengono al regime contributivo) è sicuramente più incerto che in passato. E il secondo pilastro pensionistico, tanto più che esiste un fondo negoziale (meno gravato da costi), potrebbe consentire una rendita integrativa. Va detto che a livello di rendimento ora l’opzione Tfr in azienda appare più remunerativa rispetto alla previdenza complementare. «Il Tfr lasciato in azienda si rivaluta ogni anno in una misura fissata dalla legge pari all’1,5% più il 75% del tasso di inflazione – conferma Paola Ferrari esperta previdenziale di Consultique Scf –, mentre il rendimento del Tfr versato in un fondo pensione (aperto o negoziale) dipende esclusivamente dai risultati del fondo (che in questo ultimo periodo non brillano di certo). Considerando l’alta inflazione attuale, nel breve periodo è logico aspettarsi che il rendimento del Tfr lasciato in azienda sia più alto di quello ottenuto dai fondi pensione, tuttavia nel lungo periodo lo scenario potrebbe essere diverso».

Oltre al rendimento, ci sono altre variabili da considerare. Per chi ha la possibilità di aderire ad un fondo di categoria, come nel caso della figlia del nostro lettore, se oltre al Tfr versa il contributo minimo volontario, ha diritto al contributo datoriale, contributo a cui non si ha diritto lasciando il Tfr in azienda. Nel caso specifico, l’adesione a Fon.te non è l’’unica alternativa possibile, in quanto la lavoratrice potrebbe aderire anche ad un qualsiasi fondo pensione aperto, ma in questo caso perderebbe il contributo datoriale; inoltre, in genere i fondi pensione aperti e i Pip hanno commissioni più alte. «Quindi, se si può aderire ad un fondo di categoria, si consiglia di privilegiarlo rispetto ai fondi aperti. Il trasferimento di quanto accumulato su Amundi non è necessario, in quanto possono rimanere aperte anche più posizioni» spiega Ferrari.

C’è poi, l’aspetto fiscale da considerare: il Tfr accumulato in azienda è soggetto al regime di tassazione separata: entrano in gioco quindi gli scaglioni Irpef che attualmente vanno dal 23% al 43% e la tassazione è calcolata considerando l’aliquota media di tassazione dei cinque anni precedenti a quella in cui si percepisce il Tfr. Per quanto riguarda i fondi pensione la tassazione è decisamente più bassa: è pari al 15% e si riduce di una quota pari a 0,30% per ogni anno eccedente il 15° di partecipazione a forma pensionistica complementare con un limite massimo di riduzione del 6 per cento.

Per rispondere all’ultima domanda nel caso in cui si scelga di lasciare il Tfr in azienda, questa scelta può essere modificata e, quindi, in qualsiasi momento si può scegliere di aderire ad un fondo pensione; il Tfr maturato fino a quella data potrà essere trasferito nel fondo pensione solo a discrezione dell’azienda. Diversamente, nel momento in cui si sceglie di aderire ad un fondo pensione, versando il Tfr, tale scelta è irrevocabile, anche se si cambia datore di lavoro.

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