Meglio puntare ai mercati globali; nuove opportunità nel mondo dei bond
A dispetto di quello che si vede sui mercati c’è anche chi fino a oggi può dirsi fortunato perché ha pianificato bene i suoi investimenti e continua a trarre profitto dalle soluzioni adottate qualche anno fa. Ecco dunque che oggi, con un gruzzolo in tasca, c’è chi si chiede se proseguire nel medesimo investimento, oppure se riscattare la somma e allocarla altrove. C’è anche chi si domanda se sia meglio con quella stessa liquidità riscattare del tutto o in parte un mutuo a tasso variabile in essere. Come il signor Mario Rossi che ha investito 115 mila euro al 50% in un Pir e al 50% un fondo azionario globale.
Avanti con le azioni
Marco Galli, consulente finanziario indipendente, associato NAFOP, ritiene che se le scelte d’investimento sono state fatte in modo coerente che consideri gli obiettivi, la capacità di sopportare le perdite, l’orizzonte temporale, la tolleranza al rischio e i flussi finanziari previsti, solo se l’aumento della rata del un mutuo diventa insostenibile, è bene disinvestire per finanziare le uscite di liquidità a breve termine. «In un processo corretto questo aspetto avrebbe dovuto essere valutato in sede di pianificazione – precisa Galli -, prima dei recenti ribassi dell’azionario. Ma se anche con il rialzo dei tassi la rata del mutuo è sostenibile, oggi un investitore di lungo termine con un portafoglio adeguato al suo profilo non ha convenienza a liquidare le posizioni ed è opportuno mantenere l’investimento in azioni». Anzi, può trovare vantaggioso ripristinare o incrementare le quote di azionario progressivamente, visto che i multipli sull’azionario sono molto bassi. «Suggerisco di investire in un fondo azionario globale – sottolinea Galli – sotto forma di trance in modo da mediare il prezzo nel tempo». Galli farebbe dei ritocchi al Pir perché investirvi il 50% della parte azionaria non consente di ottenere un portafoglio efficiente mentre sarebbe più opportuno andare su strumenti più diversificati. «A fronte di alcuni vantaggi fiscali, il Pir – ricorda Galli – sconta alcuni fattori negativi: un grado di liquidità inferiore, una diversificazione inferiore, un vincolo temporale da rispettare per non perdere il vantaggio fiscale, costi eccessivi rispetto a investimenti alternativi, rigidità nella composizione del portafoglio».
Spazio ai corporate bond
Mantenere lo status quo è anche il suggerimento di Francesco Messina, consulente finanziario indipendente, associato NAFOP, che sottolinea come un investitore con un’ottica di lungo periodo potrebbe andare incontro al rischio di vendere azioni mentre il processo di assestamento dei mercati è molto veloce. «Quindi, l’investitore che vendesse oggi potrebbe far fatica a rientrare sui mercati o rientrerebbe a prezzi più alti – sottolinea Messina -. È successo a chi ha venduto azioni nel 2020 (sulle notizie del Covid). Molti sono rientrati nella seconda parte del 2020 o nel 2021 ma a prezzi ben più alti». Nel caso prospettato, accertato che la rata del mutuo è sostenibile e l’investimento appropriato, è bene non fare grandi cambiamenti». A chi invece ritocca il portafoglio Messina suggerisce di guardare alle obbligazioni. «Penso si riprenderanno prima delle azioni perché in un quadro economico recessivo c’è da attendersi un impatto negativo sugli utili aziendali e quindi sull’andamento delle borse con multipli già contratti. In questo scenario (ipotizziamo nel giro di 3 mesi) le banche centrali potrebbero terminare la fase di rialzo dei tassi e l’inflazione attenuarsi. Quindi i bond (che sono scesi tanto e che esprimono rendimenti interessanti) potrebbero avere nuovo slancio». In particolare Messina guarda ai corporate bond investment grade con scadenza a cinque anni con un rendimento medio del 4,1%.
Lucilla Incorvati