“Io sono un utente della consulenza indipendente”. Parola del Presidente della Consob, Paolo Savona, che nella giornata di giovedì 27 giugno, ha presenziato all’incontro annuale organizzato alla Camera dall’OCF, l’organismo di tenuta e gestione dell’Albo dei Consulenti Finanziari.
L’occasione era la presentazione ufficiale della Relazione Annuale di OCF illustrata dalla presidente Carla Rabitti Bedogni. Già il clima non era proprio dei più rilassati, visto che il mandato di Rabitti Bedogni sta per giungere al termine e l’Anasf vorrebbe sostituirla con Francesco Di Ciommo, giurista della Luiss di Roma. Savona, parlando a braccio senza un discorso scritto, ha esordito con una lode ai consulenti indipendenti “che”, ha detto, “non hanno il problema di conciliare gli interessi del cliente con quelli dell’ impresa”, cioè di un intermediario o di una banca che erogano i servizi finanziari.
Il presidente della Consob ha pronunciato queste parole salutando dunque con favore il fatto che dal dicembre scorso l’Albo gestito dall’OCF include anche i consulenti e le società di consulenza finanziaria (SCF) classificati come autonomi, che vengono remunerati soltanto con la modalità del fee only, cioè con le parcelle pagate dai clienti per il servizio di advisory ricevuto, senza legami economici con chi fabbrica i prodotti finanziari, cioè con le case di gestione del risparmio. Le parole di Savona hanno fatto però discutere la platea soprattutto per una ragione: il termine “consulente indipendente” in realtà non esiste all’interno del “vocabolario” dell’Albo. Esistono soltanto le società e i consulenti finanziari autonomi, che operano con la modalità del fee only, e quelli non autonomi, classificati come abilitati all’offerta fuori sede, che lavorano per una società mandante, ovvero una delle tante banche-reti attive in Italia.
Quando si è deciso di creare il nuovo Albo unico dei consulenti presieduto da Rabitti Bedogni, si è preferito scegliere questa classificazione senza usare il termine “indipendente”. Si è scelto cioè di partire dal presupposto che i financial advisor sono tutti “indipendenti”, sia che operino con la modalità del fee only, sia che operino con un vincolo di mandato presso una banca-rete. Nel suo discorso a braccio, però, Savona non sembrava tenere conto di queste “sottigliezze”, forse ignorando che la distinzione tra autonomi e non autonomi è frutto di un lungo dibattito durato anni. Le sue parole hanno fatto andare al settimo cielo Cesare Armellini, fondatore di Nafop, associazione rappresentativa dei consulenti fee only. E sono state ovviamente accolte con gelo e stupore da gran parte della platea presenta alla Sala Regina della Camera, composta in gran parte da esponenti di Anasf e Assoreti e del mondo dei consulenti abilitati all’offerta fuori sede, quelli che nell’Albo Unico rappresentano la stragrande maggioranza degli iscritti.